Lo pastiero
A fine anno, di norma il 29 dicembre, la piccola comunità si ritrova nella piazza principale del paese a condividere un rito, che è ormai simbolo della comunità: un rustico di 2.000 uova, 40 chili di pasta, 70 chili di formaggio, viene cotto (nell'arco dell'intera giornata) nella piazza centrale del paese. Un enorme ruoto di rame, contiene tanta bontà: l'impasto – preparato con estrema cura – cuoce con la brace di un falò, allestito alle prime luci dell'alba. Il pastiero è l'emblema di Sant'Angelo all'Esca: l'intera popolazione si riconosce in questa rappresentazione, che interpreta il desiderio di unitarietà e la capacità di sapersi ritrovare. Il fuoco rappresenta, nell'immaginario collettivo, la vita che scorre, la vitalità, il desiderio inconscio di rigenerarsi, bruciando la malasorte.
Il fuoco, che brucia le avversità, dunque: il falò rappresenta una sorta di rinascita, l'aspettativa di un domani che – incenerendo ogni tristezza – si apre a nuovi orizzonti.
Non a caso, l'origine del pastiero rimanda al periodo post terremoto, in un tempo di Dolore, in cui non era facile trovare una motivazione per guardare con fiducia al futuro.
Fu proprio allora, nel 1983, che alcuni giovani del paese si “inventarono” questa manifestazione, per riportare la popolazione in piazza e creare un momento di aggregazione: il pastiero è - da allora – simbolo di comunanza e accoglienza.
Oggi, la festa del pastiero, è una delle più suggestive, nel panorama delle Tradizioni Irpine, ed è stato citato, nel 2007 anche nella celebre guida Veronelli.
È un evento dal fascino antico, perchè rievoca le costumanze di una sana civiltà contadina che, intorno al fuoco, condivide il desco e – tra la musica popolare e un bicchiere di corposo aglianico – esorcizza ogni negatività e si apre al Futuro, brindando al nuovo anno.
Il visitatore a Sant'Angelo All'Esca potrà trovare accoglienza, ospitalità.
E, gustare i piatti della cucina locale.